Una moda artigianale sempre piú legata all’arte, che si misura tra le sale di un museo, tra le persone come gesto performativo. L’eccellenza handmade trova un giusto modo di distanziarsi dal sempre più imperseverante numero crescente di hobbisti e di abbigliamento e accessori “fatto a mano”.
La scelta e la qualità delle materie usate, il procedimento artigianale di confezione e creazione di un capo, non bastano di per sé come elementi a sostenere il progetto di un brand, se di fondo, non esiste un concept comunicativo adeguato, ed un contenuto artistico come valore aggiunto.
Oggi siamo all’interno delle sale del Museo Ettore Fico, per la prima edizione di Dreamers.
Il confronto con il passato è immediato, e ci proietta direttamente nel futuro, accompagnandoci in un percorso estetico di grande gusto, ricordandoci che i grandi artigiani hanno fatto la storia della moda contemporanea.


La fotografia gioca un ruolo molto importante nella moda. Mai come oggi, si parla per immagini e si acquista per la spinta emotiva che l’immagine stessa ci evoca. Un ottimo concept fotografico vale molto, moltissimo.
Bellissima l’interpretazione fotografica della collezione SerieNumerica, essenziale e geometrica, ci fa capire immediatamente quanto il tessuto sia fondamentale. Tutto ci riporta al tessuto, ritrovato, reinterpretato, dipinto, stampato.
Più continuo il mio cammino è più capisco che il leit motive di questa mostra è il tessuto. Tutto parte da qui.




La storia di Anna Piaggi, nel periodo in cui lavorava come assistente per Karl Lagerfeld, documentata da queste meravigliose immagini, ci fanno capire come la collaborazione a più mani possa convergere in un’unica, perfetta, direzione comunicativa. Anna Piaggi inventò il ruole del direttore creativo, ma anche i concetti stessi di Made in Italy e Vintage, rielaborando esperienze, influenze e mode, con lo scopo di realizzare dei prodotti ad alto contenuto creativo.




Perfezione estetica nella collezione di Raptus and Rose, Silvia Bisconti parla di “Donne liberate”, dai canoni estetici, dai dettami della ” Moda” strettamente commerciale. Mette in movimento tessuti ricercati e preziosi, ancora una volta sono loro i veri protagonisti. Le bravissime danzatrici del Balletto Teatro di Torino, si esibiscono in una performance che coinvolge molte donne “comuni” vestite con i kimono, reinterpretato certo, ma quello che non mi torna, unica nota stonata, è il perché della scelta di questo tipo di abbigliamento. Il Kimono non è solo un abito, ma il simbolo di una cultura, di uno stile, ben definito. In Giappone, il Kimono, è l’abito per eccellenza e ha mantenuto la sua identità attraverso secoli di storia, giocando con le mode senza farsene mai assoggettare.
Il Kimono rappresenta l’essenza e la natura del Giappone. È un linguaggio non verbale, che si esprime mediante la grazia e la bellezza del proprietario e dalla capacità di indossarlo, un modo di mostrare la bellezza interiore, il carattere e le qualità di chi lo indossa. Si potrebbe affermare che il Kimono rappresenti, per la cultura giapponese la vera e propria “arte della seduzione”. Il fascino della donna emerge nel mistero del non mostrato, ovvero nascondendo totalmente il corpo, sotto strati di bellissimi tessuti e costringendolo con l’obi
Quindi la mia osservazione è, dato il periodo culturale e storico di grande repressione femminile nel quale viviamo, non è alquanto pericolosa l’idealizzazione di una ” divisa” femminile che nasconde totalmente la donna? Se ripenso al leit motive, il tessuto come protagonista, tutto ritorna, in un racconto silenzioso, non detto ma percepito.

Interessante il lavoro di interazione tra la tecnologia modellistica proposta dallo IAAD di Torino e lo storico cappellificio Finessi.


Arriviamo al momento in cui mi sono innamorata delle bluse in seta della meravigliosa collezione Mavì taten. Una storia da Max Mara, lei Vittoria Formuso, stilista del brand, fa emergere un lato romantico e molto femminile, con capi che paiono piccoli gioielli manifatturieri. Vittoria, per i suoi editoriali, collabora con molti artisti, tra i quali la fotografa Alla Chiara Luzzitelli giovane twordpresshe racconta in un linguaggio molto moderno e fresco, la contemporaneità.


Sono rimasti in pochi a creare cappelli fatti a mano, e questi creati da Carlotta Sadino, sono deliziosi.
Molteplici i tessuti utilizzati, iuta, lino, tessuti d’arredo e filati poveri nobilitati grazie ad una lavorazione ed un designer di estrema raffinatezza.
Bellissime le stampe su seta di “PagliaMilano“, azienda famigliare, collabora con Loro Piana e molte altre aziende leader del Made in Italy. Tinte neutre e tessuti meravigliosi per una collezione di estrema eleganza.




La moda è arte, sempre più vicina ad un pubblico attento ed esigente. Questo è solo l’inizio di una nuova epoca, conservatrice, rispettosa del passato, non scontata, meno appariscente.
Staremo a vedere, nei prossimi giorni si continua ad esplorare la moda presso Paratissima10….stay tuned.
A presto,
Zaira